L'AMATRICIANA PER INGAGGIO
di Paolo Mirti

Dalle nebbie dei ricordi del calcio in Assisi si staglia nitido l'angusto rettangolo di gioco di Piazzanova; l'epica del football assisano ha come sfondo sempre questo campetto decorato da una breccia senza varchi, dinanzi alla quale anche il più ardimentoso dei portieri era costretto a rinunciare a qualsiasi ipotesi di tuffo. Quando ne parla Attilio Cangi, professore in pensione ed ex portiere dell'Assisi considerato a ragione una sorta di enciclopedia del calcio locale, ha quasi un sussulto. Ricorda come in quegli anni la gente presidiasse il campo di Piazzanova come una fortezza. Si posizionava lungo la piccola salita che collegava il terreno agli spogliatoi che si trovavano nei locali delle Carceri e attendeva il rientro delle formazioni.  Un giorno, dopo un match particolarmente caldo, "Cardellino", calzolaio che aveva una piccola bottega poco sotto il Teatro, nascondendo dietro al corpo la bandierina da guardalinee distribuì, con gesti rapidissimi ed indifferenti, decine di "randellate" agli ignari giocatori del Castello. Del resto gli incontri tra le compagini umbre in quegli anni erano soprattutto scontri fisici. Una volta, dopo una partita con il Città Di Castello, la tifoseria assisana e quella ospite cominciarono a picchiarsi a Piazzanova e continuarono ininterrottamente fino a Piazza Del Comune. Ma erano anche anni di grandi talenti, di uomini che inseguivano il sogno di calcare terreni di gioco importanti, con tanto di erba e persone compostamente seduta sulle gradinate per ammirarli. Come Vittorio Paolocci detto "Scucchione" o Rino Tomassini pericoloso centrocamista d'attacco; o come Egri Papi, ala sinistra dal tiro potente che fendeva l'aria come un proiettile. Papi era famoso anche perché pare che trascorresse gran parte del suo tempo a studiare i rimbalzi degli "sgangherati" palloni di allora, nello stretto vicolo davanti alla sua casa, elaborando teorie e traiettorie nel tentativo d'imprimer maggiore forza e precisione ai suoi tiri. E poi c'era Bricocoli roccioso difensore dai modi risoluti, il cui grido di battaglia, "lassa!", risuonava a Piazzanova come una minaccia verso tutti coloro, compagni o avversari che fossero, provassero ad avanzare qualche pretesa verso le palle vacanti. Ogni trasferta era allora un viaggio di sola andata. A Gubbio il vecchio campo sportivo si presentava con una specie di forche caudine che le squadre dovevano percorrere per raggiungere lo spogliatoio e da sopra le quali il pubblico scagliava tutto quello che capitava a tiro. A Marsciano le reti delle porte scendevano verticalmente, ed erano state fatte ricorrendo alle reti di proiezione dei pezzi di artiglieria del periodo bellico. In queste condizioni il pubblico, praticamente a ridosso del portiere ospite, poteva punzecchiarlo con strumenti vari. Una domenica il portiere dell'Assisi, stizzito per quello stillicidio, stazionò per tutto il match ben oltre la sua linea bianca tanto da essere beffato da un pallonetto maligno scagliato all'improvviso. Piazzanova era comunque uno dei campi più famigerati della regione. Lo stesso Attilio Cangi, validissimo portiere del primo dopoguerra assisano, veniva rimproverato perché mostrava tutta la sua agilità solo nelle gare lontano da Assisi . "Provate voi a tuffarvi a Piazzanova - era la sua risposta -, e poi me lo ha confermato anche l'allenatore: io ho un gran senso del piazzamento". Dote tecnica che per un portiere a Piazzanova poteva significare l'incolumità personale. Erano quelle le stagioni di un calcio povero dove un pranzo insperato equivaleva ad un favoloso ingaggio. "Ho ancora negli occhi e nel cuore - racconta Cangi - come simbolo della felicità ritrovata dopo le privazioni della guerra, un'amatriciana offerta in una cena della società. Ricordo che un nostro compagno, Carletto Mariani, riuscì a mangiare qualcosa come sette scodelle di spaghetti e che alla settima tra lo sconcerto generale ebbe il coraggio di esibirsi in una "scarpetta". Non ho mai più visto niente di simile".

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